Giardinaggio e agricoltura, Rubrica veterinaria

COME DIFENDERE LE PIANTE DALLA CAVOLAIA

5 CONSIGLI SU COME DIFENDERE LE PIANTE DALLA CAVOLAIA

La cavolaia e la nottua del cavolo rappresentano i due lepidotteri più pericolosi per le coltivazioni di piante della famiglia delle Crucifere. Ecco cinque consigli per il loro controllo

I danni che le larve arrecano alle piante possono essere lievi ma anche molto ingenti

Pieris brassicae e Mamestra brassicae sono i due lepidotteri che impensieriscono maggiormente gli orticoltori con campi di cavoli.

Le larve di cavolaia e nottua del cavolo si cibano infatti voracemente delle foglie di molte specie di Crucifere, come cavoli, cavolfiori, broccoli, verza e tanto altro ancora.

danni che le larve arrecano alle piante possono essere lievi, nel caso di infestazioni limitate, ma anche molto ingenti e possono portare alla morte della pianta.

Anche se i danni sono limitati, se apportati al corimbo (il fiore) possono decretarne la svalutazione commerciale. Inoltre la presenza di ferite e di escrementi aprono la strada ad infezioni di tipo batterico-fungino che possono avere conseguenze gravi.

Prima di vedere quali sono i rimedi per la difesa del cavolo da nottua e cavolaia guardiamo alla loro biologia.

La biologia dei lepidotteri del cavolo

La nottua è un lepidottero con abitudini notturne. La farfalla, che può raggiungere i 45 millimetri di apertura alare, è di colore grigio-marrone.

Gli adulti svernanti compaiono in aprile-maggio e depongono le uova sulla pagina inferiore delle foglie di cavolo.

Dopo quindici giorni le uova si schiudono e le larve, di colore verde o giallo-verde iniziano a nutrirsi delle foglie e scavano anche gallerie nel fusto.

Una larva di Mamestra brassicae
Una larva di Mamestra brassicae
(Fonte foto: Bayer Crop Science)

Dopo circa due mesi le larve si incrisalidano nel terreno e nel mese di luglio avviene lo sfarfallamento della seconda generazione, quella che poi svernerà in forma di crisalide nel terreno.

La cavolaia è un altro lepidottero altrettanto dannoso, poco più grande della nottua, ma che compie anche quattro generazioni nei nostri areali.

La cavolaia sverna come crisalide nascosta in anfratti dei muri o sotto la corteccia degli alberi.

Lo sfarfallamento avviene all’incirca ad aprile e dopo l’accoppiamento avviene la ovodeposizione sulla pagina inferiore di specie appartenenti alla famiglia delle Crucifere.

Le larve, lunghe circa 35-40 millimetri, di colore giallo-verde e ricoperte di setole, si nutrono delle foglie del cavolo arrecando danni importanti.

Se nel caso della nottua le larve si nascondono nel terreno di giorno, la cavolaia continua la sua attività trofica anche alla luce del sole ed è facilmente individuabile.

Una larva di cavolaia
Una larva di cavolaia
(Fonte foto: J.K. Lindsey)


La lotta ai lepidotteri del cavolo

Quali sono dunque gli strumenti in mano all’agricoltore per la difesa della coltura? Vediamo dunque i metodi di difesa efficaci per il controllo dell’insetto.

Bacillus thuringiensis. Contro le larve di cavolaia nei primi stadi di sviluppo è efficace anche un insetticida di origine biologica a base di Bacillus thuringiensis, un batterio in grado di uccidere questo insetto.

La larva infatti, quando ingerisce il batterio depositato sulla foglia, subisce un blocco delle attività digerenti che ne provoca la morte in pochi giorni.

IUova di Mamestra brassicae
Uova di Mamestra brassicae
(Fonte foto: Bayer Crop Science)

Freddo. La generazione forse più dannosa di cavolaia è l’ultima, perché si sviluppa sul finire dell’estate-inizio dell’autunno, quando in campo c’è molta biomassa e i cavoli sono praticamente pronti per la raccolta e la commercializzazione.

Nel contrasto dell’ultima generazione un alleato importante è il gelo.

È buona norma monitorare sempre le previsioni meteorologiche e in caso di gelate notturne si possono avere buone chance che la maggior parte degli esemplari soccomba a causa del freddo.

Rotazione delle colture. Per evitare che la pressione di questi lepidotteri sia eccessiva è buona norma far passare almeno quattro anni tra una coltivazione di una specie appartenente alla famiglia delle Crucifere e un’altra.

In questo modo le crisalidi svernanti, una volta uscite dal terreno, non troveranno cibo e sopravviveranno solo in numero limitato.

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